COMUNICATO STAMPA

Come associazioni di volontariato non possiamo sottrarci al dovere di esprimerci in merito agli
articoli apparsi in questi giorni nei quotidiani locali, in cui si parla delle persone socialmente più
povere (in particolare di coloro che, non avendo dimora, spesso sostano nelle piazze di Ancona) con
scarsissimo rispetto per la loro vita fragile, per la loro, spesso dolorosa, storia personale.

Ci chiediamo se non si tratti di una vera e propria campagna di demonizzazione dei più vulnerabili
socialmente, dei più emarginati. Abbiamo rilevato infatti l’utilizzo di un linguaggio scopertamente
sprezzante e duro nei confronti di persone senza dimora e di migranti che vengono criminalizzati
come responsabili del degrado urbano. Ma non si può, noi lo crediamo fermamente, creare
l’equivalenza povertà e disperazione=degrado, sporcizia, assedio, invasione.
Si tratta di
un’operazione decisamente fuorviante e del tutto illegittima. In questo modo, infatti, si incentiva il
rancore sociale verso persone che vivono situazioni di grave vulnerabilità e verso le quali si
dovrebbero, al contrario, esercitare ascolto e attenzione e mettere in atto progetti di cura che mirino
all’autonomia delle persone stesse. Non intendiamo affatto, con le nostre parole, alimentare sterili
polemiche, ma sentiamo il dovere di tutelare la dignità delle persone che sono costrette a vivere per
strada e che nessuno, peraltro, in questi giorni si è preso la briga di ascoltare, di coinvolgere: al
contrario, sono state rese vittime inconsapevoli di un gioco al massacro che riteniamo decisamente
deplorevole.

In questi giorni abbiamo letto di una “città assediata”, di “un esercito di persone che vive sulla
strada”, di “colonizzazione di interi quartieri”: a nostro giudizio l’uso di questo lessico diffonde
immotivate paure, alimenta un clima di sospetto e di intolleranza che a sua volta innesca dinamiche
di perversa conflittualità sociale rendendo i più poveri ancora una volta i capri espiatori di una
violenza collettiva sotterranea che così trova forme e modi per esplicitarsi senza temere alcuna
condanna. Il disprezzo e il senso di superiorità che traspaiono da certe dichiarazioni riportate dai
quotidiani sono rivelativi di un atteggiamento discriminatorio verso i più fragili che, a nostro parere,
non dovrebbe mai essere fomentato. Si dovrebbe sempre tener presente infatti che si sta parlando
di persone, non di “scarti”, non di rifiuti. Umiliare coloro che sono socialmente più deboli è una forma
di arroganza, a nostro giudizio, inaccettabile.

Ci permettiamo allora di formulare alcune domande, confidando nella possibilità di suscitare qualche
riflessione in merito ad un uso più responsabile della parola nello spazio pubblico.

Che cos’è degrado? Una persona che, non avendo dimora, si lava ad una fontanella in piazza -perché
non può disporre di altro- o piuttosto una città che non accoglie ed esclude coloro che fanno più
fatica a vivere? Che cos’è più diseducativo per un/a bambino/a il fatto di giocare in uno spazio
pubblico accanto ad una persona sdraiata su una panchina -perché purtroppo non ha una casa dove
tornare- o piuttosto una comunità urbana che discrimina e colpevolizza chi è in condizioni di grave
indigenza? Che esempio pensiamo di dare a questo/a bambino/a in merito a quei valori di
accoglienza, solidarietà, fraternità che sono, secondo il pensiero comune, le fondamenta di una
comunità civile degna di questo nome? Perché le istituzioni pubbliche non promuovono campagne
per favorire l’incontro fra persone di culture diverse e la creazione di un clima di dialogo e di pace
anziché incentivare campagne di odio verso quanti sappiamo essere fuggiti da guerre e povertà o da
paesi politicamente instabili e soggetti a sconvolgenti cambiamenti climatici? In questa prospettiva
il mondo del volontariato da sempre è pronto a collaborare, ad impegnarsi nella ricerca comune di
soluzioni che vadano verso un orizzonte di reale promozione sociale delle persone e mai di esclusione.

Cerchiamo allora di superare la logica della sicurezza che si dispiega attraverso decreti e
ordinanze di cui però non si ha alcun bisogno, qualora si cominci ad analizzare la realtà dei fatti nella
sua complessità.

Perché non cominciamo tutti a sognare diversamente la nostra comunità e a pensare che “decorosa”
è solo quella città che accoglie non solo i turisti e i socialmente privilegiati, ma tutti, compresi coloro
che oggi sono più marginalizzati?

Associazioni firmatarie:

Free Woman odv Ancona
RiBò Unità di strada Falconara
Tenda di Abramo odv
Rete Welcome Marche
Amnesty International Gruppo Ancona
Avvocato di strada Sportello di Ancona
Associazione Festa per la libertà dei popoli
Comunità Volontari per il Mondo Ancona
Gruppo Immigrazione Salute Marche
Associazione SS. Annunziata odv
Ambasciata dei diritti Marche odV

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