Passaparola marzo 2012

Nonostante la neve
La Tenda ha presentato il film “Miracolo a Le Havre”
Formazione volontari il 30 marzo
Pre-accoglienze
La cosiddetta “emergenza freddo”
Testimonianza di Lorenzo, scout di Jesi

 

Nonostante la neve

La casa di accoglienza Tenda di Abramo di via Flaminia e’ sempre rimasta aperta nonostante le difficoltà a raggiungere la struttura, nonostante il lucchetto che si è congelato, nonostante i negozi chiusi, nonostante in contemporanea fossimo impegnati nella stanza per l’emergenza freddo …
ancora una volta e’ stata garantita accoglienza gratuita e calorosa a chi ha bussato alla porta verde di via Flaminia 589 … grazie di cuore a tutti i volontari: a chi e’ riuscito ad arrivare anche a piedi (e sono tanti), a chi ha avvisato, a chi ci ha pensato, a chi è arrivato prima perché qualcuno mancava al turno, a chi ha telefonato per anticipare eventuali assenze, a chi ha aumentato l’orario di accensione termosifoni ecc ecc …
grazie a tutti i volontari – il consiglio

La Tenda ha presentato il film “Miracolo a Le Havre”

Coniugare cinema e volontariato sociale è la sfida che la Tenda di Abramo ha colto negli ultimi anni attraverso la proposta di alcuni appuntamenti cinematografici proposti dal Cinema Teatro Excelsior di Falconara, all’interno della rassegna Frammenti dalla Biennale.
Anche quest’anno il tema scelto è quello dell’immigrazione e dopo Welcome, proposto lo scorso anno, ecco il film scelto e proiettato martedì 14 febbraio: “Miracolo à Le Havre”. Il film racconta la storia di un uomo nella cui vita improvvisamente avviene un cambiamento, prodotto da una malattia, che lo conduce ad emozioni come la paura della perdita, del distacco, della lontananza proprio come per chi è costretto a lasciare il proprio paese, allontanarsi dalla propria terra, dalla propria gente, trovarsi in un paese nuovo, con lingua e cultura differenti, rappresentano delle lacerazioni profonde.
Al termine della serata, con un documento-sintesi, la Tenda di Abramo ha proposto le parole del Gruppo Abele sul senso dell’impegno nella società a fianco di chi fa più fatica a vivere. Anche per noi la via sta nel coniugare volontariato sociale, consapevolezza culturale e progettualità politica per una convivenza più giusta, più umana, all’altezza di ognuno e di tutti.
Ecco il testo presentato:

Persone, non problemi
– dall’ultimo documento del Gruppo Abele –
La strada ci ha educato a mettere al centro la persona, la sua originalità, l’irripetibilità della sua storia.
Ci ha insegnato che non esiste “il povero”, “l’emarginato”: esistono storie personali di difficoltà e di fatica. Storie, non derive irreversibili: molte persone che paiono sconfitte, rassegnate, possono ritrovare motivazioni e progetti se non vengono abbandonate al loro destino, liquidate come “vite di scarto”. Se sono accompagnate a ritrovare una speranza, una prospettiva.
La vita in strada non è quasi mai una scelta, ma piuttosto il segno della distanza delle persone dai propri diritti. Non c’è solo una fragilità soggettiva: le persone, spesso, sono “rese” fragili da dinamiche legate all’andamento dell’economia, alla precarietà del posto di lavoro, all’aumento del costo della vita.
Le dinamiche economiche stanno cambiando profondamente la geografia della povertà.
Accanto agli “ufficialmente poveri” iniziano ad affacciarsi i “quasi poveri”, come molti lavoratori con contratti precari.
Poi c’è una povertà che viene da lontano, quella dell’immigrazione.
Povertà spesso invisibile, non raggiunta dai servizi né calcolata dalle statistiche. Sono persone la cui sorte, ancor più che per gli italiani, è aggrappata all’esistenza del lavoro. Se lo perdono,perdono anche il diritto di “soggiornare” nel nostro Paese.
L’incertezza ha colpito quella che un tempo si chiamava piccola borghesia: operai e impiegati spesso promotori d’impegno politico e sociale.
Oggi quell’area, fortemente disgregata, tende a proiettare su chi è più debole paure e aggressività, come accade quando la distruzione del legame sociale fa sentire il prossimo non più come un possibile alleato ma come un antagonista. È in questa cornice che fa presa la retorica della sicurezza, la trasformazione della questione sociale in problema di ordine pubblico, la richiesta di sgombero e “sterilizzazione” dei quartieri all’insegna del «noi non li vogliamo» e del «non c’è posto per…».
La ricostruzione del tessuto sociale è una sfida che ci coinvolge in prima persona ma che possiamo affrontare solo con il sostegno della politica. Oggi sono più che mai urgenti misure economiche capaci di sostenere le persone, di proteggerle dal rischio di caduta nella povertà. Come è urgente investire nei servizi, che sono l’ossatura della vita sociale.
Stiamo invece assistendo al taglio di tutto ciò che è servizio, aiuto quotidiano alle persone, sostegno alle famiglie in difficoltà. È necessario che la politica faccia la sua parte anche perché noi non possiamo né dobbiamo farci carico di tutto. Il concetto di “cittadinanza attiva” è certo fondamentale, ma non deve diventare alibi per i vuoti dell’intervento pubblico: lo Stato deve esistere. Perché la logica altrimenti rischia di essere questa: delegare alle associazioni una solidarietà che diventa sempre più beneficenza e sempre meno diritto.

Formazione volontari il 30 marzo

Venerdì 30 marzo alle ore 21:15, presso le stanze della parrocchia S. Giuseppe in via Italia, è previsto un primo incontro di formazione sul tema “Malattie infettive: buone prassi e false paure”, che ci aiuterà a capire quali sono i comportamenti più idonei da tenere, in Tenda e non solo, per prevenire il contagio di eventuali malattie infettive.
L’incontro sarà tenuto dal Dott. Gobbi.
Per aprile – la data è ancora da definire – ci sarà un secondo incontro sul tema della relazione e della gestione dell’aggressività.
Chiediamo ai volontari di essere presenti.

Pre-accoglienze
Ricordiamo a tutti i volontari, in particolare a coloro che svolgono il turno di notte, che le pre-accoglienze, in attesa dei nuovi volontari del servizio civile, sono sospese. Pertanto non è consentito a nessun volontario prenotare un posto per alcun ospite e la modalità con cui si accede in Tenda è quella solita: l’attesa dell’apertura della casa alle 18.30.

La cosiddetta “emergenza freddo”

… ad inizio febbraio poi il freddo vero è arrivato e … al di là delle fontane chiuse, dei manifesti, dell’esercito e di tanto che si è detto e scritto … tutto è stato inesorabilmente coperto sotto la neve.
Coloro che hanno calcato, di persona, l’area ex-Montedison, attraversando intimoriti i luoghi e le “non-stanze” dove le persone passano la notte per portare un po’ di cibo o raccogliere le esigenze più immediate, ebbene costoro e anche altri … “senza pensare” … una volta appresa la possibilità di allestire la stanza per la cosiddetta “emergenza freddo”, presso il comando della polizia municipale di Falconara … si sono attivati per farne partire l’organizzazione concreta. In due ore, fra le 16 e le 18 di domenica 5 febbraio, una cinquantina di persone di diversa età e provenienza, sfidando la neve, si sono incontrate presso i locali della Parrocchia del Rosario.
La relazione già esistente fra varie associazioni falconaresi ha facilitato le cose.
La voglia di rischiare e la conclamata esigenza di adoperarsi concretamente hanno permesso: l’individuazione del fornellone per cuocere e trasportare, in mezz’ora, la pasta della prima sera (in quanto la mensa comunale che nei giorni successivi ha provveduto a fornire i pasti non poteva, naturalmente, attivarsi con un preavviso così piccolo), si sono organizzati i primi turni della notte e dell’accoglienza, si sono condivise le tre-quattro regole fondamentali per i 24 ospiti che, intanto, avvisati telefonicamente dalla mediatrice culturale – volontaria della Caritas stavano trasferendosi, dalla ex-Montedison o da dove avevano passato la domenica, ai locali attrezzati dal Comune con reti e materassi.
Ma soprattutto le circa cinquanta persone hanno trovato un linguaggio comune.
In pochi minuti si sono individuate le esigenze e messe assieme le disponibilità, Elisabetta si è offerta per organizzare i turni di accoglienza, Matteo ed Erika quelli della notte, Donato, Carlo, Fabrizio, Loris, Roberto, Giacomo hanno riempito le caselle delle prime notti.
Sono nomi di persone appartenenti a realtà e Associazioni quasi tutte diverse fra loro, ma che lavorano e si impegnano nel territorio falconarese.
Nel frattempo Claudio confermava la disponibilità della loro Sede per raccogliere coperte, cibo, vestiti da portare ai nuovi ospiti o alle persone che, malgrado tutto, stavano ancora fuori (presso la sala di attesa della stazione o in altri luoghi di fortuna).
Molto importante è stato anche il contributo dei Servizi Sociali del Comune, sempre presenti all’apertura del pomeriggio, in attesa dell’arrivo dei volontari.
Gli addetti dei Servizi Sociali sono stati un riferimento costante, assieme ad Ondina della Caritas dei Frati, per i nuovi ospiti, con il lavoro di Riccardo, l’operatore, che è stato unanimemente riconosciuto come fondamentale.
La Tenda di Abramo oltre a ricercare la disponibilità preziosa dei propri volontari e a coordinare i turni notte ha offerto la possibilità, che continuerà oltre l’emergenza freddo, di far fare una doccia calda presso la casa di Via Flaminia.
Assieme a Riccardo e a Claudia (quando necessario), piccoli gruppi di due tre persone, ogni tanto, accederanno alla doccia durante l’orario di chiusura della struttura.
La stanza si è chiusa lunedì mattina 20 febbraio, dopo 15 giorni esatti di funzionamento. In questi quindici giorni, se fosse stato necessario, si è passati dall’idea alle storie delle persone.
Si sono iniziate ad intrecciare relazioni. Si è approfondito il lavoro del tavolo tecnico. Speriamo si siano delineati nuovi scenari per il nostro territorio.
Dovrà essere fatta, assieme, una necessaria verifica dell’esperienza condivisa per capire, soprattutto, come prosegue il percorso. Con la voglia di passare dall’emergenza alla programmazione e al progetto.
Assieme.
Che sotto la neve qualcosa sia migliorato…”

Testimonianza di Lorenzo, scout di Jesi

“Mi è capitato più volte di venire alla Tenda d’Abramo ed ogni volta, sono venuto sempre con molto piacere.
La Tenda è una realtà ben organizzata, dove non solo è possibile mettersi al servizio di persone meno fortunate di noi, ma anche ascoltare le loro storie, le loro esperienze, il loro passato. Venire qui ti fa capire come, spesso, si riceva molto più di quanto non si sia dato”.

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