Passaparola settembre 2017

Pranzo associativo
Senza Peso: prove di leggerezza – il finale
1 Settembre 2017
Tessere Soci 2017
In ricordo di S.E. Dionigi Tettamanzi
In cerca di nuovi volontari

Pranzo associativo

Iniziate ad appuntarvi la giornata del pranzo Associativo….probabilmente si svolgerà in una di queste date: l’8 o 15 o 22 ottobre.

Senza Peso: prove di leggerezza – il finale

Per il terzo anno consecutivo abbiamo concluso la nostra rassegna con un concerto-aperitivo in riva al mare presso la base nautica di Villanova, in Via Monti e Tognetti.
Ringraziamo ancora la preziosa collaborazione delle Associazioni che hanno messo a disposizione le proprie sedi con il materiale occorrente per la realizzazione dell’evento. Le Associazioni sono: Agesci Gruppo Falconara 3, Lega Navale Sez. Falconara, Associazioni pescatori sportivi Villanova, Associazioni Jolly Sport e Soccorso Mare.
E un grazie ai giovani ragazzi che hanno suonato per noi:
“Matteo Polonara & Mataara Trio”:

Matteo Polonara: chitarra acustica e voce
Davide Ballanti: chitarra elettrica
Samuele Brunori: basso elettrico
Alessandro Della Lunga: percussioni

Hanno suonato dei brani inediti, scritti da Matteo Polonara – un giovane cantautore che ha già vinto alcuni premi – e arrangiati assieme al Mataara Trio, una formazione di musicisti ben preparati che lo accompagnano in questo tour: e’ stato un piacere dare voce alla bellezza della vostra musica!!!! Complimenti! Buona strada!

1 Settembre 2017

E dopo i consueti lavori di pulizia la Tenda riapre il suo portone verde…. Con le parole del Cardinale Tettamanzi, ancora attuali, vogliamo Augurarci un nuovo inizio e una nuova accoglienza a Noi stessi e all’ospite che incontreremo.

Tessere Soci 2017

Come ogni anno sono già pronte le tessere dei soci della Tenda, sono già una cinquantina i volontari che hanno pagato la tessera! Ben fatto! Sappiamo che spesso il vero problema è ricordarselo, per questo ci pensiamo noi! Vi ricordiamo che il costo è di 12 euro, quando si è in turno è possibile pagare, mettendo i soldi nella cassettina blu e firmando la ricevuta, ricordandosi di indicare nome e cognome, il libretto delle ricevute è anche esso nella cassettina. Oppure consegnate i soldi al volontario in turno che apre, sarà lui poi a riporre i soldi nella cassettina blu, ricordategli che deve fare la ricevuta a vostro nome, in modo che poi vi venga consegnata la tessera!

In ricordo di S.E. Dionigi Tettamanzi

(foto dell’inaugurazione della casa di accoglienza Tenda di Abramo a febbraio 2010)
La porta della casa di accoglienza di via Bixio a Febbraio del 1990 è stata inaugurata e aperta per la prima volta da S.E. Dionigi Tettamanzi all’epoca Vescovo della nostra Diocesi.
In suo ricordo e onorati di aver camminato assieme per un tratto molto significativo della nostra storia, Vi proponiamo di seguito alcuni pezzi tratti da un suo articolo del 2010, secondo noi ancora molto attuali e preziosi per la riflessione:

Il dovere dell’accoglienza – S.E. Dionigi Tettamanzi

(estratto da un articolo pubblicato su Repubblica a maggio 2010)
“Vi è un’icona evocativa da cui vorrei partire per questa mia riflessione sull’ospitalità. Un’icona che illustra bene anche l’etimologia del nostro vocabolo ospite, che deriva da due radici delle lingue indoeuropee: la radice hos/host ovvero «pellegrino, forestiero» e la radice pa/pati cioè «sostenere, proteggere». L’ospite sarebbe dunque «colui che sostiene o dà da mangiare ai pellegrini, ai forestieri». L’ospitalità di Abramo L’icona biblica che ci svela il senso profondo e insieme originale e affascinante dell’ospitalità si trova nel capitolo XVIII di Genesi, dove Abramo viene presentato nella sua generosità di ospite ( Gn 18,18). Nell’ora più calda del giorno Abramo vede passare tre personaggi sconosciuti. Corre loro incontro, si prostra e li accoglie con tutte le premure nella sua tenda. Dal momento che i tre acconsentono di fermarsi da lui, Abramo organizza l’ospitalità. Alla moglie Sara dà ordini di cuocere il pane, all’armento corre egli stesso e prepara un vitello prelibato che offre agli ospiti con panna e latte fresco. Dopo aver mangiato, il personaggio – che rimane senza nome – fa questa promessa ad Abramo: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Quel figlio dovrà essere chiamato Isacco. La singolarità e la bellezza della pagina di Genesi stanno proprio nell’incontro, nella fusione di questi due motivi: l’ospitalità e la promessa di un figlio, l’accoglienza dell’altro e il dono che si riceve, come a dire che la “fecondità” è il frutto dell’ospitalità.”
(…) “il vangelo di Marco afferma: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me;e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» ( Mc 9,37). A questo punto possono sorgere molte domande: come questi e tantissimi altri riferimenti alle Scritture possono rispondere alle problematiche dell’ospitalità che tanto inquietano e impegnano oggi la nostra società e i nostri territori? Sono consapevole della vastità e della complessità del fenomeno dell’immigrazione oggi, che genera non pochi problemi di ordine pubblico, di risorse, di integrazione… Mi domando: sta davvero qui il cuore della questione? Per la nostra società gli immigrati sono un problema solo perché sono troppi? Oppure ci fanno paura in quanto “stranieri”? Confessiamolo: quanti italiani teniamo ai margini perché in qualche modo “stranieri”, diversi da noi? Penso ai malati gravi, ai carcerati, ai barboni, ai portatori di handicap, agli anziani…
Il migrante Come mai oggi non avviene più questo prodigio: che un viaggiatore che giunge da lontano, come Ulisse ai piedi di Nausicaa ( Odissea VI, 201-222), si trasformi in un prossimo che ha bisogno di aiuto e per il quale si diventa subito ospiti, ovvero «sostegno dei forestieri»? Vi fu un tempo in cui il viaggiatore tormentato dalla sorte, il naufrago appeso ai resti di una imbarcazione, suscitava pietà, curiosità, accoglienza… Per rimanere ancora nell’ambito delle Scritture vorrei ricordare il tragico naufragio dell’apostolo Paolo e dei suoi compagni di viaggio, che si concluse con un gesto di grande ospitalità da parte della gente di Malta. Nella cultura antica, il forestiero e l’ospite diventavano subito un prossimo che ha bisogni concreti: dargli una mano voleva dire muovere subito le mani in suo aiuto. Il viaggiatore giungeva sì da lontano, ma si trasformava subito in vicino: oggi questo “prodigio” non avviene più. Anche l’Italia, guardando alla storia degli ultimi anni, fino a poco tempo fa accoglieva gli stranieri più da visitatori che da immigranti. La diversità destava stupore e permetteva di imparare qualcosa di nuovo. Oggi gli immigranti giungono per mare su imbarcazioni che sono praticamente relitti. Tuttavia, vengono sempre meno percepiti come viaggiatori e sempre più come invasori. Con la nuova immigrazione l’Occidente, che temeva di divenire apatico dopo la fine delle ideologie e la scomparsa del Muro di Berlino, ha scoperto il centro emotivo di una nuova politica e una ragione per edificare nuovi muri. Muri vecchi e nuovi È davvero strano che il nostro tempo tecnologico segni il primato delle spese legate all’immigrazione per una realtà inventata ancor prima della scrittura: il muro. Sì, il muro! È interessante che, mentre nel mondo di internet, nei social network non esistono barriere che impediscono l’incontro e la relazione virtuale tra persone di etnie e culture differenti, nel mondo reale si costruiscono dei muri per impedire ai vicini di incontrarsi. I muri creano separazioni non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Non solo nella geografia, ma anche nella storia. Ma soprattutto il muro non solo «chiude fuori» il forestiero e il meno fortunato, il muro «chiude dentro» il privilegiato e lo condanna all’asfissia. Proprio come l’avaro, che muore d’inedia per non consumare a vantaggio di tutti e anche a vantaggio proprio quei beni che possiede. Quanto è vero ciò che diceva Hans Magnus Enzensberger (1929): «Quanto più un paese costruisce barriere per “difendere i propri valori”, tanto meno valori avrà da difendere». Distanza del prossimo, vicinanza del lontano Gesù chiede di dilatare a tutti l’ atteggiamento dell’inclusione e amplia questo principio sino all’estremo. Infatti, a quel dottore della Legge che voleva giustificarsi: «E chi è mai il mio prossimo?», egli – dopo aver raccontato la parabola del buon Samaritano -, conclude: «Sii tu il prossimo di chi incontri» ( Lc 10,29-37).
Così ai tempi di Gesù, così anche ai nostri giorni. Con gioia possiamo rilevare che sono molti quelli che si impegnano nelle più diverse forme di aiuto per gli altri. C’è però il rischio di un fraintendimento nel nostro modo di impegnarci per gli altri. Siamo molto coinvolti e commossi per quanto i media ci fanno ascoltare o vedere e siamo disposti ad aiutare le sfortunate vittime di una qualche catastrofe. Ma la notizia diventa presto una semplice «informazione» e velocemente invecchia. Il punto allora è quello di mantenere «caldo» il coinvolgimento emotivo insieme al coraggio di decisioni morali capaci di trasformare la nostra vita nel quotidiano. Si tratta di riconoscere nella persona viva che mi si fa incontro il prossimo da aiutare. La tentazione cui siamo oggi esposti è quella di distanziare il prossimo rendendolo “lontano”e di avvicinare il lontano rendendolo “prossimo” solo emotivamente, fintanto che egli non diventi davvero un insopportabile “vicino”. E’ perlomeno antistorico nel terzo millennio pensare di interrompere la libera comunicazione e lo spostamento delle persone. I nostri giovani, viaggiando, arricchiscono la loro cultura e l’esperienza di vita, sempre più considerano il mondo loro casa. E noi oggi vogliamo costruire argini al migrare delle persone? In particolare i flussi di stranieri che bussano alle porte delle società occidentali sono mossi soprattutto dalla povertà e dalla persecuzione politica. Cosa capiterà- provo ad immaginare – quando non saranno più gli immigrati poveri a bussare alle nostre porte? Cosa capiterà quando saranno tra noi molti immigrati in condizione di “forza” (lavorativa, economica, culturale, scientifica…) e ci chiederanno di confrontarci con loro? Corriamo il rischio di smarrirci nella nostra identità se non ci educhiamo al confronto, al dialogo, alla relazione profonda con lo “straniero”. E’ tempo di vivere sempre più le nostre radici cristiane: quando sono autenticamente nutrite dalla sapienza biblica ci sospingono a vedere l’altro come risorsa e dono e ci rendono capaci di affrontare anche i non piccoli problemi che ogni confronto porta con sé
DIONIGI TETTAMANZI

In cerca di nuovi volontari

Come ogni anno, tra settembre e dicembre, ci sono dei volontari che per motivi personali (soprattutto perché devono spostarsi da Falconara) interrompono il servizio. Pertanto siamo alla ricerca di nuovi volontari in tutti i servizi, a partire dal turno della notte, riservato agli uomini: al momento abbiamo diversi turni con un volontario solo. Come sapete basta poco: dalle tre ore ad una notte al mese. È solo attraverso la somma delle ore di servizio di ciascuno di noi che la Tenda va avanti, e questa “magica staffetta” dura da più di 26 anni!!!
Ricordiamo che i servizi si dividono in:
Accoglienza, dalle 18:00 alle 21:00
Cucina, dalle 18:00 alle 21:00
Notte, dalle 21:00 alle 07:00
Pulizie, in qualsiasi orario, di mattina o di pomeriggio
Scriveteci a info@tendadiabramo.it oppure su Facebook, vi aspettiamo!

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