Passaparola settembre 2013

Una giornata alla Tenda
Aggiornamenti sugli ospiti prolungati
XII Mondialito Antirazzista

Una giornata alla Tenda
Sono le ore 6:30 quando il “timer” aziona automaticamente la musica della radio. Un rumore misto fra una voce radiofonica e alcune interferenze, gracchianti e insistenti, pervade implacabilmente le stanze e la scala della casa color verde acqua di Via Flaminia, 589 a Falconara Marittima.
E’ ora di svegliarsi alla casa di accoglienza della Tenda di Abramo …
Matteo, volontario notte prende la chiave della cucina e prepara il tavolinetto da allestire in corridoio con il caffè e le paste che la pasticceria, la sera prima ci ha regalato. Contemporaneamente, Pietro, l’altro volontario che ha effettuato il turno notte sistema il suo sacco e pelo. Poi passa nelle tre stanze dove hanno dormito i 10 ospiti della casa. Il veloce passaggio nelle stanze ha l’obiettivo di dare il buongiorno a voce, ma anche quello di persuadere i più dormiglioni ad alzarsi.
Mentre la radio continua ad emettere suoni (dura circa 15 minuti), fra le 6 e 30 e le 7 gli ospiti si lavano e alla spicciolata scendono a bere un po’ di caffè preparato e conservato nel termos dai volontari della cucina la sera prima. Qualcuno finisce il bucato non fatto la sera prima, un altro signore si fa la barba con cura.
Poi verso le 6 e 45 la musica smette. Lungo il corridoio, le scale o seduti nella panchina all’ingresso si scambiano due chiacchere, si beve un po’ di caffè e si mangia qualcosa. Ci si prepara ad affrontare la giornata. Per alcuni esiste una bozza di programma, per altri le ore scorreranno in attesa della riapertura alle 18 e 30.
Le donne, come tradizione, escono dalla loro stanza e scendono per ultime. Al limite dell’orario di uscita: le 7 in punto. Due di loro bevono velocemente il caffè, lasciano la loro chiave e guadagnano velocemente l’uscita.
Le persone ospiti salutano i volontari notte, lasciando loro la chiave dell’armadietto e si avviano verso la fermata dell’autobus. Spesso uscendo, ringraziano con una parola ed un sorriso di intesa. Altri si preoccupano su quando sia la loro ultima notte di permanenza e cominciano ad informarsi sulla possibilità di un prolungamento del tempo di permanenza …
Fra gli ospiti ci sono anche persone che dormono presso la struttura da più tempo. Hanno avuto un periodo più lungo per motivi di lavoro o per altre circostanze valutate dai volontari del gruppo di ascolto. Sono gli ospiti con i quali è facile creare un legame di maggior conoscenza le due chiacchere diventano automatiche per aggiornarsi reciprocamente sulle ultime vicende.
Stamattina non ci sono ospiti che finiscono il loro periodo di permanenza massima di 10 giorni e dunque la bacheca esterna non va aggiornata con il numero di nuovi posti a disposizione che restano a zero. Sì, perché la bacheca attaccata al portone di legno verde scuro è il principale strumento di comunicazione con i potenziali nuovi ospiti della struttura. Se il numero indicato fuori è zero significa che non ci sono posti liberi e dunque è inutile aspettare. Diversamente se sulla bacheca c’è scritto un numero diverso da zero, significa che aspettando pazientemente e fiduciosi fino all’apertura delle 18 e 30, si può accedere presso la casa. E’ capitato che a volte alcune persone abbiano aspettato per oltre 12 ore …
Prima di uscire i volontari notte si accertano che tutte le luci siano state spente e tutte le porte chiuse. Poi raccolgono le loro cose e chiudono il portone augurandosi reciprocamente buona giornata. Sono le 7 e 15 e la loro giornata rientra nei binari del quotidiano.
Alle 11 arrivano Elena e Marisa le due signore oggi di turno per le pulizie. Aprono la porta, si cambiano nella stanzetta dei volontari, e vanno verso l’armadietto dove sono conservati i prodotti per le pulizie.
Oggi non ci sono letti da disfare perché nessun ospite lascia la casa, altrimenti sarebbe stato scritto sulla bacheca esterna e sulla lavagna della stanza accoglienza li numero di letto da rifare. Occorre però dare una bella passata di aspirapolvere nelle stanze e, soprattutto, la consueta pulita a fondo ai bagni …
La pulizia nella casa non è mai sufficiente, visto l’uso intensivo che viene fatto dei locali (cucina, refettorio, dormitori, accoglienza…). Ma comunque nel tempo a disposizione prima di tornare a casa si fa del proprio meglio, come sempre e come tutti.
Nel frattempo arrivano Ebe e Gherardo, colonne portanti dell’Associazione. Effettuano il controllo giornaliero della dispensa e della situazione. Si accorgono che mancano conserva e pasta e per questo viene avvertito subito Stefano il volontario del consiglio adibito ai rifornimenti. Stefano, che è al lavoro, assicura che entro domani passerà all’ingrosso e farà la spesa periodica utilizzando la sua pausa pranzo …
Verso mezzogiorno arriva in stanza accoglienza Sara, l’operatrice del segretariato sociale, per consultare le notizie e la documentazione di un ospite. Sara, dopo essere stata volontaria per alcuni anni, ha preso il ruolo che era stato di Diego e Claudia (per ricordare solo gli ultimi eroi). Il suo compito principale consiste nel seguire gli ospiti nell’espletamento di alcune pratiche amministrative o sanitarie. La sua preziosa attività è anche raccordarsi con i servizi sociali con gli altri enti locali e associazioni. Un passaggio, una riunione un incontro con un ospite presso il centro della caritas di Via Podesti non mancano quasi mai.
Alle 15 passa davanti al portone verde un signore con uno zainetto. Guarda la bacheca esterna e riprende la direzione verso la fermata del bus: ci ha provato. Pensa: “Ma allora era proprio vero che alla Tenda di Abramo oggi non hanno posti liberi!”. Stasera proverà a fare una telefonata verso le 19 per sentire se liberano posti per domani …
Alle 18 e 15 aprono la porta Monica e Stefano: inizia il turno accoglienza. Già tre persone stanno aspettando l’apertura delle 18 e 30 in quanto hanno premura di fare il bucato, una doccia e riposarsi un po davanti alla tv, in attesa della cena.
Monica e Stefano sono puntuali e hanno tutto il tempo di controllare sul prezioso registro, che di giorno in giorno viene compilato da chi è in turno (tutti i giorni persone diverse, per un totale di oltre duecento persone che si avvicendano … ). Occorre verificare se sia successo qualcosa di rilevante da tenere a mente. I volontari, succedendosi fra loro come in una staffetta (qualcuno l’ha definita “magica staffetta”) non sanno cosa sia capitato il giorno prima … Invece occorre capire, occorre informarsi delle esigenze particolari degli ospiti, sapere di eventuali discussioni, di attenzioni da porre … per garantire la serenità della permanenza all’ospite e al volontario.
Alle 18 e 30 arrivano anche Francesco e Sara, i ragazzi che fanno il loro turno mensile di accoglienza da qualche mese ed hanno conosciuto la Tenda dopo che Pietro e Francesca sono andati nella loro classe a fare una testimonianza. Sembrano essersi appassionati.
Ora tutto è pronto per riaprire la porta. Come tutti i giorni.
I cinque ospiti già fuori dalla porta entrano in fila. Sanno che essendo tutti volontari diversi da quelli del giorno prima occorre far rivedere i loro documenti e poi prendere la chiave dell’armadietto.
In due chiedono il sapone per il bucato, il terzo le lamette e la schiuma da barba. Un altro ospite si piazza diretto davanti alla tv.
Il campanello suona ogni tanto: sono gli ospiti che rientrano. Francesco chiede per conferma il documento come da regolamento. Qualcuno lo presenta automaticamente, altri accennano una risata … in fondo una piccola formalità, ma necessaria.
Qualche minuto dopo arrivano i volontari della cucina: oggi ci sono Stefania e Sergio, marito e moglie, che hanno deciso di dedicare la preparazione di una cena al mese agli ospite della Tenda di Abramo. Hanno già chiaro in mente il sugo che prepareranno per la cena. Scrutano i recipienti di alluminio per il secondo che fornisce la mensa e contribuisce in modo importante al pasto dal lunedi al venerdi. Si pensa e si prepara un menu per una media giornaliera di 15-18 persone, compresi i volontari che scelgono di condividere il pasto con gli ospiti. Stasera pasta al sugo di tonno.
Aspettando la cena i volontari accoglienza apparecchiano in refettorio assieme agli ospiti disponibili.
Per alcuni è bello e importante scambiare due parole: a volte può capitare di sentirsi raccontare il viaggio a dir poco avventuroso per raggiungere l’Italia. Altre volte qualche ospite italiano fa il confronto della sua città con quelle delle Marche. Oppure la vita precedente e quella sperata. Con altri si parla dei massimi sistemi e con altri ancora di calcio.
Effettivamente l’accoglienza raggiunge il suo punto alto, oltre che nell’offrire cibo, doccia e letto anche attraverso la chiacchera e l’ascolto. Si sperimenta l’eliminazione di tutte le etichette appiccicate addosso per riconoscersi uomini e donne.
Il momento della cena spesso è un momento di condivisione e altre chiacchere. Non mancano i complimenti per i cuochi. Altre volte ci si lamenta perché il peperoncino non è sufficiente o si ha qualcosa da ridire sul vicino…
Dinamiche normali. Che si gestiscono e si impara a gestire.
Alle 21, puntualissimi, a differenza di molti altri che si presentano minimo con un quarto d’ora di ritardo, arrivano i due della notte: sono Luigi e Sergio da Castelferretti. Due veterani. Con loro siamo tranquilli.
Ci si da il cambio in stanza accoglienza, scambiandosi le informazioni principali: chi finisce il periodo di permanenza, eventuali richieste o episodi degni di segnalazione. Nel frattempo Stefania e Sergio, in cucina, hanno riempito e avviato la lavastoviglie e passato lo straccio al pavimento. Lasciano anche il termos del caffè pieno per la colazione del mattino successivo.
Fino all’ora del silenzio (alle 23 si spengono luci e tv a meno che non ci sia qualche film irrinunciabile) si trascorrono minuti di nuova conversazione e condivisione di esperienze.
Poi i volontari e gli ospiti vanno a dormire. Se tutto va bene si dorme e si aspetta la radio che si aziona automaticamente alle 6:30. Per ricominciare. Con la differenza che si è condiviso un pezzo di strada assieme.

Aggiornamenti sugli ospiti prolungati
In occasione della chiusura estiva, due degli ospiti che hanno avuto un prolungamento in tenda, in quanto beneficiari di progetti di inserimento, verranno accolti dalla struttura Casa di Zaccheo, con cui ormai collaboriamo costantemente. Un ragazzo ha appena iniziato una borsa lavoro presso il ristorante di uno stabilimento balneare di Falconara, mentre l’altro sta frequentando il centro diurno della Caritas ed è in cerca di lavoro.
Altra notizia positiva è che entrambi gli ospiti della casa di C.ferretti stanno lavorando: K. è stato riassunto con un contratto a termine dall’ultima ditta con cui ha lavorato, mentre J. da pochi giorni ha iniziato a lavorare presso uno stabilimento balneare di Senigallia, segnalato dal volontario Giovanni Doria. Grazie Giovanni…..
La ragazza brasiliana, invece, è stata accolta dalla mensa di padre guido, in attesa di rientrare in brasile appena le arrivano i documenti di viaggio. Nel frattempo sta continuando a seguire un percorso sanitario.
Il ragazzo di origine rom, che fino a un anno fa stazionava presso la struttura abbandonata dell’ex montedison, sta svolgendo una borsa lavoro finanziata da un progetto interambito i cui fondi per il 20% provengono dall’Ambito Territoriale 12 (che comprende i comuni di Agugliano, Falconara M.ma, Chiaravalle, Monte Sanvito, Montemarciano, Polverigi, Camerata Picena) mentre per l’80% dalla Regione marche. L’inserimento sta avendo esiti positivi e attraverso di esso il ragazzo riesce ad provvedere economicamente alla propria moglie e figli che vivono in Romania.

XII Mondialito Antirazzista
Viviamo tempi difficili. Non passa giorno che qualche emerito politico non se ne esca con insulti razzisti nei confronti di un ministro della Repubblica Italiana colpevole di avere la pelle nera. Chi sbarca a Lampedusa và difeso a parole, ma poi il mondo reale è un altro e, se i barconi affondano, magari si esulta pure, come dichiarato apertamente da un altro politico. Ebbene, in Ancona, città dai mille problemi irrisolti, c’è un miracolo che si rinnova da dodici anni: il Mondialito Antirazzista di calcio a otto, organizzato dalla Polisportiva Assata Shakur. Squadre di ogni etnia si affrontano in un torneo che dura circa un mese, disputatosi quest’anno al campo dei Cappuccini nel quartiere Grazie di Ancona. Peruviani, Brasiliani, Boliviani, Maghrebini, Albanesi, Rumeni, Africani di varia provenienza, ognuno con la propria rappresentativa o addirittura, udite udite, mescolati fra loro, si scontrano calcisticamente con il contorno di formazioni per lo più Italiche in rappresentanza del mondo dell’associazionismo e del volontariato. In questa ottica và vista la partecipazione della squadra formata da volontari della Tenda di Abramo e soci di Sosteniamolancona. Questa inedita “joint-venture” ci ha portato fino ai quarti di finale dove, con qualche rimpianto, siamo stati battuti dall’ Assata padrona di casa per 4 a 0. Il Torneo è stato vinto da una formazione chiamata Latin Black Power, ma il risultato sportivo viene surclassato dal valore di una esperienza che dimostra come sia possibile un altro mondo, fatto di integrazione reale e “sul campo”, dove famiglie al completo si assiepano intorno al rettangolo di gioco, tifando secondo i propri costumi, colorando il grigiore di una delle tante situazioni anconetane abbandonate al degrado, forse, adesso, non più irreversibile, rievocando le situazioni dei tornei di paese che i più vecchi ricorderanno numerosi nell’Italia (forse) più felice degli anni ’70. Sportivamente, và anche detto che il nostro Javo è stato uno dei giocatori più apprezzati del Torneo, ricevendo anche offerte di tesseramento per squadre di calcio a 11. Concluderei con la sorpresa più grossa: è stato premiato come miglior portiere del Torneo un ragazzo di Ascoli, il quale ha ricevuto il premio dalle mani di un ultras anconetano, che mai avrebbe immaginato in vita sua di fare un gesto del genere (tra l’ilarità dei presenti alla premiazione, compreso l’Assessore allo sport del Comune di Ancona). Questo è stato l’ultimo miracolo di un Torneo giocato in un mondo perfetto. Arrivederci al prossimo anno.

 

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