Un racconto di un volontario

Stamattina alle 9.30 dopo aver scritto il
menu nella lavagnetta della cucina della Tenda e aver tirato fuori gli ingredienti necessari me ne stavo andando via.
In quel frattempo sono arrivate le due signore che svolgevano il loro turno di pulizia e mi sono fermato un attimo in più.
Penso che niente succeda per caso…
quel secondo in più mi ha consentito di essere presente quando un
signore, di 63 anni, dall’aspetto distinto, abbastanza elegante si è
avvicinato alla porta momentaneamente aperta chiedendo ospitalità…

Io e le due signore ci siamo guardati un pò stupiti… mai avremmo pensato che quell’uomo fosse una persona senza dimora.
Gli stereotipi confondono, il senza dimora deve essere abbastanza sporco, magari anche puzzare, infreddolito il giusto… e anche non italiano, proprio come quello che quando sono arrivato ho trovato seduto davanti alla porta della Tenda ad aspettare l’apertura di stasera alle 18.30…
Ma questo signore che ci fa per strada? Ci spiega che sono 20 giorni che ha iniziato questa nuova “esperienza” e teneramente ci dice che non ha ancora capito come funziona e guardando il ragazzo arabo seduto in attesa dice “devo imparare da loro”.
Ci racconta la sua storia, che per motivi di privacy non racconto (pur lavorando negli ultimi anni fuori regione è marchigiano è ha lavorato tanto tempo ad Ancona, magari qualcuno potrebbe riconoscerlo).
Chiaro, la curiosità è sapere perché ora si trova di fronte a noi, sul ciglio della porta verde della Tenda.
Ci racconta. E’ stato truffato, è in attesa di giustizia. Ma nel
frattempo i creditori e le banche non attendono. Ha venduto tutto,
scherzando dice “mi è rimasto solo da vendere l’anima al diavolo”.
Sicuramente non ha venduto la dignità. Ci dice senza mezzi termini che è umiliante chiedere ospitalità, è umiliante andare alla Caritas a mangiare un pasto caldo e sentirsi trattare da straccione del volontario di turno (non parliamo di Ancona). Però è sereno. Anche quando si lamenta della disparità di trattamento del nostro Stato tra italiani e stranieri senza dimora. Anche quando si lamenta delle regole forse ingiuste della Tenda per l’attesa per essere accolti. Sta vivendo queste cose sulla sua pelle, una persona che fino a venti giorni fa girava con un Mercedes B200, magari sarebbe anche autorizzato ad incazzarsi.
Ma lui ripete che ancora non ha capito come funziona la nuova vita che sta vivendo, deve imparare.
Beh, la chiacchierata è andata avanti più di mezz’ora, e noi ascoltavamo rapiti i suoi racconti, le sue esperienze fatte grazie al suo lavoro… o meglio ex lavoro.
Poi, prima di lasciarci ci ha voluto donare l’enunciazione di
una preghiera che per motivi di studio legati alla sua professione ha trovato in una biblioteca. L’ho dovuta cercare ora su internet per ricordarla.
E’ una preghiera celtica, che ho trovata associata a S.
Patrizio, patrono d’Irlanda.

«Sia la strada al tuo fianco, il vento
sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la
pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano»

Poi ci siamo stretti la mano e ci ha salutato….
Abbiamo chiuso la porta, ci siamo guardati… io e le due signore avevamo gli occhi lucidi…
E ti vengono in mente i soliti pensieri apparentemente banali, di come sei fortunato, di come basta poco perché la vita cambi radicalmente… e adesso aggiungo, di come si è fortunati a svolgere il servizio in Tenda.
No, non faccio uno spot alla Tenda. Dico sinceramente. Nella vita niente succede per caso, io ho “perso” due minuti a parlare con le due signore delle pulizie mentre stavo andando via. Loro sono arrivate in ritardo per alcuni intoppi.
Questo ci ha consentito di essere lì, tutti e tre ad accogliere quest’uomo.
Questa lezione di vita.

Stefano.

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